Sono seduto al tavolo all’aperto di una tipica osteria veneziana. Le vie attorno sono affollate, una bella giornata d’autunno col sole che scalda l’aria e quella sensazione di fine estate che mi riempie sempre di nostalgia. Di solito scrivo a casa, ma come si fa a tradurre i gesti di noi italiani stando seduti alla scrivania davanti ad un computer?
Perché il segreto della gestualità italiana sta proprio qui, nelle persone che la usano muovendo il corpo, la testa, le mani in un mosaico di gesti affinati da secoli che trasmettono molto di più di quanto lo facciano le parole. I gesti di noi italiani per gli stranieri restano movimenti incomprensibili e scoordinati come se fossimo sempre sul punto di affogare e cercassimo di uscire fuori da questo mare di parole muovendo le braccia e il resto del corpo.
La verità è che non possiamo farne a meno. Gli italiani usano i gesti quando sono in auto, quando sono in gruppo, perfino quando sono soli. Usano i gesti quando c’è il sole e quando è buio, quando sono al mare e in montagna. I loro gesti con le mani, le braccia, il viso e il corpo gli italiani se li portano dietro quando vanno all’estero meglio di una qualunque applicazione per le traduzioni, sicuri come sono che gli stranieri ovunque si trovino comprendano i loro strani movimenti. Il più delle volte ovviamente questo crea imbarazzanti fraintendimenti linguistici, ma alla fin fine in qualche maniera riusciamo a cavarcela.
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Origine dei gesti popolari italiani
Ma da dove arriva tutto questo bisogno di gestualità per noi italiani? Se lo è chiesto perfino la giornalista del New York Times, Rachel Donadio che qualche anno fa ha scritto un articolo sulla gestualità degli italiani, incuriosita dalle capacità espressive dei politici nostrani che usavano i movimenti delle mani e delle braccia molto più di quanto non lo facessero con le parole; con risultati più o meno efficaci a seconda dei casi. La tipica gestualità di noi italiani sembra essere una risorsa maturata dopo secoli di dominazioni straniere quando la necessità di impiegare linguaggi in codice non verbale permetteva di trasmettere messaggi vitali. Ecco che un movimento della mano, un occhio che si chiude, due dita che si aprono diventano codici per trasmettere un’informazione. L’altra possibilità, come scrive Adam Kendon, il direttore della rivista Gesture è che la gestualità italiana si sia sviluppata a Napoli in un contesto particolarmente affollato dove gesti tipici erano un modo per competere con gli altri e marcare il proprio territorio. Da Napoli poi questa sorta di linguaggio corporeo si sarebbe diffuso in tutta Italia creando un sistema di gesti tipici riconoscibili in tutta la nostra penisola.
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